Raffaella Manetta oggi presenta l’artista Annalaura di Luggo
Raffaella Manetta - Annalaura di Luggo
Annalaura di Luggo (1970) è un’artista nata a Napoli dove vive e lavora. Presente alla 58.ma Biennale di Venezia (Pad. Repubblica Dominicana – Palazzo Albrizzi-Capello) e alle Nazioni Unite di New York, il suo percorso si muove tra la ricerca multimediale e quella pittorica.
Le sue opere e le sue installazioni, realizzate attraverso la fusione di tecnologia e manualità, dialogano, per complessità e varietà, con il fruitore che è protagonista dell’azione concettuale e stimolano il dialogo su questioni sociali.
Per il progetto artistico Napoli Eden, ha utilizzato l’alluminio riciclato per costruire quattro gigantesche installazioni pubbliche site-specific che hanno incoraggiato il dibattito sulla sostenibilità nella sua città: Napoli. Questo progetto ha ispirato la creazione del docufilm “Napoli Eden”, diretto da Bruno Colella che ne racconta il processo creativo.
“Napoli Eden” si è qualificato per la “Consideration” per le nominations agli Oscar 2021 nella categoria Best Documentary Feature.
L’alluminio riciclato e la monumentalità ritornano anche in “We Are Art”, una gigantesca iride scultorea che trasmette contenuti multimediali ed immersivi, presentata in anteprima presso la Fondazione Banco Napoli del capoluogo campano e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli | MANN; il processo di realizzazione dell’opera è il focus del documentario “We Are Art Through the Eyes of Annalaura”, diretto dalla stessa artista, la cui narrazione oscilla tra video arte e cinema sperimentale.
Il lungometraggio si è qualificato per la “Consideration” agli Oscar 2023, nella categoria Best Documentary Feature e Best Song. Vasta la sua bibliografia, con interventi dei maggiori critici d’arte e personalità internazionali del mondo della cultura e dello Spettacolo.
Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Ha realizzato installazioni permanenti (Museo dell’Istituto P. Colosimo di Napoli, Museo del Carcere di Nisida), temporanee ed interattive (Nazioni Unite, New York; Art Basel/Scope a New York a Basilea e a Miami; MANN | Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Fondazione Banco Napoli, Salone Nautico Internazionale di Genova; Torino Artissima/The Others Fair) volte a modificare la percezione dello spazio e le coordinate visive del reale.
Come nasce la tua passione per l’arte? C’è stato un episodio che ha caratterizzato questo passaggio?
La mia infanzia trascorre fondamentalmente ai Cantieri Nautici Fiart. Gli scarti della lavorazione erano i miei giochi preferiti…..pezzi di resina colorati, pezzi di legno e metalli di varie forme e pezzi di motori diventavano per me parte dei miei viaggi immaginari.
La Falegnameria della Fiart è stata il luogo da cui ho tratto ispirazione, lì trovavo tavole destinate alla discarica che sono diventate le mie tele, da incidere, da dipingere, su cui ho inserito pigmenti, terre, colle.
Nel 2019 sono stata invitata alla 58.ma Biennale di Venezia dal padiglione della Repubblica Dominicana. Il padiglione era dedicato alla Natura e la Biodiversità ed ho presentato un’opera, Genesis, che è una grande tavola di legno scavata, in cui le linee si intrecciano e si sovrappongono, diventando storie, percorsi, geografie. Viaggi senza sosta, di scoperta del mondo e della natura attraverso l’uso di tutti i colori possibili.
C’è un soggetto che preferisci immortalare nei tuoi scatti fotografici?
L’occhio diventa per me simbolo di identità e del valore di ogni essere umano al di là dei giudizi stereotipati, quindi preferisco fotografare chi è messo ai margini della società.
Per Blind Vision ho interagito nel buio con 20 non vedenti come ispirazione per la realizzazione della mia installazione multimediale nata dal mio desiderio di esplorare il mondo della diversa abilità visiva e stimolare un’inclusione sociale dei non vedenti.
L’opera è permanente nel Museo Colosimo di Napoli.
Questo lavoro è stato il progetto simbolo della conferenza Mondiale sulla disabilità tenutosi nel 2018 all’ONU di New York dove sono intervenuta.
Ho anche realizzato Never Give Up un’opera sui ragazzi Carcerati a Nisida oggi esposta in permanenza nel Museo Carcerario.
Il tuo lavoro è trasversale, sfogliando i tuoi cataloghi, osservando il tuo percorso, possiamo notare una traiettoria stilistica che abbraccia diverse tecniche, diverse materiali, ma sempre con una specifica attenzione ai problemi sociali ed ambientali. Tra i progetti realizzati, e quindi conclusi, quali ricordi con più gioia?
Si, pratico un nomadismo stilistico e questo mi contraddistingue: nel 2018 ho realizzato una serie di installazioni monumentali per Napoli. Napoli Eden,un site-specific diffuso in quattro piazze della città di Napoli. Un’ipotesi di “giardino artistico” fatto di materiali di riciclo (in questo caso elementi in alluminio) con cui ho dato vita a 4 gigantesche opere.
In particolare ho realizzato un albero di Natale di 10 metri, una cascata di filamenti di alluminio riciclato nella cui costruzione ho coinvolto di alcuni ragazzi dei Quartieri Spagnoli, con storie particolari alle spalle.
La trasfigurazione dello “scarto” che diventa opera d’arte diviene la metafora di una rinascita etica attraverso l’utilizzo di materiali sostenibili sociale perché mira all’inclusione dei ragazzi messi al margine della società sociale e di integrazione delle aree napoletane
Questo progetto ha tra l’altro dato vita ad un doculfilm, “Napoli Eden” presentato in numerosi festival internazionali ed entrato in consideration per gli Oscars 2020 che mi ha aperto tra l’altro – e qui ritorna il mio essere “trasversale” – un nuovo mondo, un modo diverso di fare opere e di fare l’artista avvaledomi delle tecniche cinematografiche.
L’alluminio di riciclo ritorna anche nella mia ultima installazione Colloculi
Colloculi è una gigantesca interpretazione scultorea dell’iride umano (il diametro è di circa 4 metri) che diviene contenitore di lavori multimediali ed interattivi, provenienti dalla sua pupilla. All’interno di “Colloculi”, di questa grande scultura di alluminio riciclato (ecco che torna la passione per la manualità e l’uso di un materiale simbolo di salvaguardia ambientale essendo l’unico a poter essere riciclato per sempre) propone l’opera multimediale “We Are Art”; così la forma accoglie i simboli della vista trasfigurata.
Il punto di partenza sono gli occhi di quattro ragazzi con problematiche fisiche e sociali e vittime di discriminazione: attraverso le suggestioni della video arte e del sound design, si spogliano di pregiudizi e sofferenze per rivelarci il proprio universo umano e poetico e permettono all’osservatore di entrare nell’opera, catturati da telecamere in real time, sollecitando un confronto che non può essere senza conseguenze, perché “guardarsi negli occhi” significa predisporsi al dialogo, all’incontro immedesimandosi nella vita degli altri nella consapevolezza che noi siamo tutti opere d’arte We Are Art.
Quest’opera ha dato vita a un docufilm che sta a metà tra il cinema tradizionalmente inteso e la videoarte. Un racconto “trasversale” (è una parola che amo molto) in cui vesto i panni della regista, per raccontare come è nata l’opera, dalle prime idee, fino alla
presentazione finale. Fino all’incontro col pubblico.
Anche questo documentario è arrivato in consideration agli oscar 2023 come best documentary e best original song
Ma non finisce qui! Annalaura sta preparando un’installazione Multimediale su Apollo e Dafne in cui gli occhi attraverso la video arte ed il sound raccontano l’affanno e la carica erotica di Apollo e le palpitazioni di Dafne in preda al terrore fino all’abbandono della sua umanità con la trasformazione in albero. La presenterà ad Arte in Nuvola di Roma e poi al Museo di Palazzo Steri di Palermo.
I ricordi vengono immortalati nella nostra mente come dei piccoli frame, visioni nitide che suscitano emozioni. È possibile trasmettere tutto ciò in una sequenza di ritratti/dipinti/installazioni?
Dalle ricerche sugli occhi nel corso del tempo nasce una serie, che oggi porta avanti con particolare interesse di pubblico e di critica. Si tratta di Intro-Spectio: opere bidimensionali, stampe digitali su dibond forato e plexigas. Sono trasposizioni fotografiche in bianco/nero e su ciascuna immagine innesta sul livello più profondo un occhio che si impone alla attenzione del fruitore.
E’ un dialogo della forma e del contenuto: attraverso immagini del passato, scelte tra autori della storia dell’arte e in particolare di artisti o artiste con storie particolari o rimasti (in alcuni casi) in ombra presso il grande pubblico.
Annalaura ha sempre pensato che attraverso l’arte, come forma di creazione, ci si confronta con sé stessi e con la propria fede. Per lei ogni atto creativo nasce come ricerca del divino.
E come rispetto del “creato”. In queste opere utilizza spesso la multimedialità attraverso dei video interattivi ed immersivi. Andrei avanti per ore a raccontarvi le tante meraviglie dell’artista, ma per il momento ci fermiamo qui…ma non temete perché i microfoni di Moda&Lifestyle continueranno a raccontarvi i progress e i futuri eventi, creazioni, opere d’arte, installazione di Annalaura di Luggo.
Il nostro appuntamento di oggi si conclude qui, grazie per averci seguito dalla vostra radio preferita. Vi aspetto alla prossima puntata…restate sintonizzati!